Il corso di perfezionamento
Professione Canto, condotto
dal cantante ed educatore
vocale Paolo Sturmann, mira
a sviluppare nei discenti
competenze professionali di
alto livello nell'ambito della
impostazione vocale e della
gestione improvvisativa e
compositiva dello strumento
voce.
La struttura modulare del
corso permette ai
principianti, come ai professionisti
del canto, di trovare la
collocazione più adeguata
all'interno del percorso
formativo proposto.
Professione Canto è caratterizzato
da un alto grado di
specificità e impiega metodiche e tecnologie avanzate
per permettere fin da subito
agli studenti di prendere
confidenza con una dimensione di elevata professionalità.
Materie fondanti del corso
sono i protocolli e le tecniche
di impostazione vocale per
cantanti del Metodo FonoCinetico,
i linguaggi e le tecniche della improvvisazione vocale del modulo Vocal CompoSing, i periodici stages
complementari di Imagery
AnatomoFisiologica,BioAcustica, Ingegneria del Suono,Arrangiamento Vocale, Storia, Stili e Artisti
dell'Improvvisazione
Per il programma specifico scarica il pdf qui o richiedi l'invio gratuito del materiale informativo a: vjproduzioni@gmail.com
Il Metodo FonoCinetico si
basa sul principio fondamentale secondo il quale
qualunque forma di produzione ed elaborazione sonora
di cui si compone la vocalità,
è il risultato finale di una serie
di specifici movimenti e
posizioni che vengono
impartiti, più o meno consapevolmente, agli organi che
compongono l'apparato
fonatorio del corpo umano.
Il movimento del corpo va
quindi inteso, in questo
contesto, come la azione
primaria a cui corrisponde
una specifica reazione che è
il suono finale della voce,
da cui ne deriva che il controllo specifico dei
movimenti corporei
consente di giungere al
controllo specifico dei suoni
vocali che corrispondono
a tali movimenti
Il Metodo FonoCinetico
parte dall'idea che
qualunque abilità fonatoria
compatibile con le caratteristiche costituzionali del
soggetto, possa in sè essere
brillantemente appresa. Il
punto nodale, che rappresenta il principio ispiratore
metodologico dell'approccio
fonocinetico, si prefigge di
rispondere ai seguenti quesiti:
a) come si possono indurre in
concreto, nel proprio corpo,
delle modificazioni motorie
coscienti atte a produrre
trasformazioni
controllabili sul suono?
b) come possono tali
trasformazioni trovare esatta
corrispondenza con i suoni
"mentali" che sentiamo
di voler produrre?
E infine: c) come si possono evitare
rapporti conflittuali fra la
nostra intenzione sonora e il
corpo, visto che anche le
minime incongruenze di tale
natura possono risultare
improduttive o addirittura
patogene?
Il Metodo ha codificato oltre 450 tecniche di impostazione vocale in oltre 30 anni di studio e applicazioni.
Il Metodo
Fono-Cinetico
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L'improvvisazione vocale,
intesa come la composizione
canora istantanea di
soluzioni melodiche, ritmiche
e armoniche originali, trova il
suo punto di origine agli
albori dell'espressione
musicale umana.
La genesi di qualunque costrutto musicale affonda le sue radici nei processi improvvisativi, forse perchè
l'espressione umana anche
più strutturata è comunque
permeabile alla estemporaneità e ad una continua riformulazione di contenuti adattivi di per se analoghi.
Interpretare i linguaggi
improvvisativi musicali
attraverso la presa di
coscienza e la applicazione
traslativa delle dinamiche
tipiche della composizione
verbale, per trasferire
quest'ultima, in modo molto
specifico e approfondito,
sulle tecniche di gestione e di
sviluppo dell'improvvisazione
canora, è il punto di forza del
corso, su cui si fonda la sua
comprovata efficacia.
Gli aspetti comparativi che
sussistono tra i numerosi
linguaggi umani prima, e tra il
linguaggio verbale e quello
musicale/ vocale .
musicale/ vocale poi,
gli stili, gli idiomi, i linguaggi
improvvisativi tipici delle più
antiche ed influenti culture
musicali vocali del mondo,
la loro congruenza in ogni contesto,
i patterns, le tecniche e le strategie della composizione improvvisativa sono le principali aree tematiche ed applicative del corso.
Le Tecniche della Improvvisazione Vocale per Cantanti
Il Metodo
Vocal CompoSing
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Le Tecniche dell'Arrangiamento Vocale e della Produzione
Il corso rappresenta il contesto di finalizzazione applicativa di tutte le proposte formative Vocal Jam, nonchè più in generale, l'anello di
congiunzione fra le abilità
sviluppate in ambito
tecnico/impostativo,
improvvisativo, stilistico, di
linguaggio, di interpretazione,
ed il risultato finale del processo comunicativo, riconoscibile in una opera musicale compiuta.
Esso è strutturato in due
fondamentali attività di tipo
laboratoriale : la composizione vocale progressiva, contestualizzata ad un
repertorio musicale specifico,
e la produzione, che intende
finalizzare il lavoro di elaborazione svolto, traducendolo in
un vero e proprio "prodotto"
finale trasmissibile.
L'arrangiamento è in realtà,
come l'improvvisazione, un
processo compositivo, che di
quest'ultima non trattiene la
estemporaneità istantanea.
Si tratta di un procedimento
meticoloso, di progressiva
trasformazione, in cui ogni
idea diventa tentativo possibile, da verificare oculatamente rispetto al contesto
scelto, da trattenere, modificare o scartare a seconda
del grado di efficacia funzionale che esso esprime.
L'ambiente tecnologico
costituisce quindi il banco di
lavoro nel quale lo studente
può impegnarsi in una continua attività di conversione
delle abilità e degli spunti
ideativi acquisiti in precisi
segmenti sonori fermati su
supporto, da elaborare e
perfezionare con sistematicità, per poi pervenire ad una
sequenzializzazione e fluidificazione dei singoli moduli preparati
Il Metodo
Vocal CompoSing
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Il Metodo
Vocal CompoSing
La frequente insorgenza di
anomalie, alterazioni o vere e
proprie situazioni patologiche
nell’ ambito dell’ uso protratto
e incorretto della voce, che si
registra nei contesti professionistici e amatoriali in cui l'impiego della voce risulti essere la attività preminente
e irrinunciabile della persona,
solleva il problema di promuovere con la massima accuratezza lo sviluppo delle competenze che permettano di riconoscere le cause di
tali aberrazioni, e di prevenirne la recidiva adottando
dei comportamenti fonatori
equilibrati e protettivi. Fra le
categorie maggiormente
interessate dal problema,
oltre a quelle professionali
degli operatori dei call
center, degli insegnanti ( con
particolare incidenza in chi
lavora con classi numerose
nel settore pubblico
dell'infanzia ), e di chi ha a
che fare direttamente con la
clientela in luoghi particolarmente affollati e rumorosi, figurano
coloro che orbitano
intorno al mondo dell'arte vocale.
cantanti professionisti, allievi
di canto, insegnanti di canto,
attori, componenti di corali,
Le Tecniche del Metodo FonoCinetico, la prosodia,
lo studio
della comunicazione efficace, e
quello delle tecniche di monitoraggio e amplificazione sono le principali aree tematiche e applicative
del corso.
Tecniche di Impostazione Vocale per la Protezione dell'Apparato Fonatorio
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Professione Canto
ON LINE
Il Corso Professione Canto On Line
è frutto di un accurato studio di traduzione e ri-organizzazione tassonomica mirata delle procedure metodologiche impiegate nella didattica in presenza dei corsi Vocal Jam.
Il corso intende impiegare lo strumento WEB non come ripiego rispetto a quello delle lezioni dirette, ma come brillante soluzione volta a fornire procedure di apprendimento ottimizzate ed arricchite dai molti vantaggi che la tecnologia può fornire in tal senso.
Ad una centrale attività didattica svolta in real time, con procedimenti modulari e ordinati di organizzazione della comunicazione, e con una particolare attenzione rivolta alla sequenzialità ed alle modalità di gestione dialettica che permettano
di risolvere i tipici problemi legati alla latenza on line, vengono affiancate una intensa attività registrativa usata come veicolo efficace di interscambio analitico e produttivo fra docente e allievo, una serie di biblioteche digitali e cartacee che vadano a completare la dotazione cognitiva dello studente, ed una serie di ulteriori sussidi integrativi desunti dalle più collaudate soluzioni di e-learning.
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Di fondamentale importanza per lo sviluppo di un corretto Feed Forward fono-cinetico, ed uno sviluppo efficace delle procedure di controllo vocale su cui si fondano le Tecniche di Impostazione Vocale del Metodo Fono-Cinetico di Paolo Sturmann, il corso di anatomo-fisiologia dell'apparato fonatorio per cantanti, fornisce un quadro completo delle strutture anatomiche coinvolte nella fonazione naturale ed in quella impostativa, dei rapporti funzionali di azione-reazione che sussistono fra il movimento e l'esito acustico-vocale che ne rappresenta l'effetto ultimo, impostando i moduli tematici e applicativi sulla immagine anticipatoria multi-sensoriale che regola il processo di controllo cibernetico dell'intero sistema fonatorio.
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Il corso di perfezionamento
"Il Metodo Prosodico",
condotto dall'educatore
vocale Paolo Sturmann, mira
a sviluppare nei discenti
competenze professionali di
alto livello nell'ambito del
controllo vocale impostativo
e compositivo delle componenti prosodiche della verbalizzazione attoriale, in rapporto
alle modificazioni semantiche
ed espressive che la variazione dei primari elementi acustici che compongono la voce ( intensità, frequenza, timbro e durata )
può determinare .
Il corso prevede continue
applicazioni laboratoriali
delle nozioni, tecniche e abilità apprese, affinchè ogni
nuova acquisizione prosodica possa essere costantemente misurata sulla
concretezza performativa
che i contesti creativi e artistici più disparati richiedono in
ambito professionale
e di produzione.
Per lo studio il corso si avvale delle più moderne tecnologie di ripresa e analisi acustica della voce.
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Princìpi di
Bio-Acustica per Cantanti
Il corso si propone di fornire agli allievi i fondamentali della acustica del suono ed in particolare del suono vocale, evidenziando i rapporti di variazione che sono naturalmente connessi con i processi produttivi e gli effetti ambientali del suono.
Sarà dato rilievo alle tecniche dell'ascolto ed all'impiego della tecnologia per la analisi dei processi e per la elaborazione modulativa del suono.
Saranno analizzate le peculiarità acustiche del suono vocale ed i processi naturali di generazione della voce e di modulazione delle sue caratteristiche acustiche.
Fra gli argomenti trattati:
-princìpi di acustica generale
- l'energia ondulatoria e i mezzi di propagazione
- le caratteristiche del suono
- gli effetti ambientali interni ed esterni in relazione alle caratteristiche fisiche dei materiali
- la rappresentazione grafica del suono
- la psicoacustica e le tecniche dell'ascolto
- il principio della udibilità
- principio della elaborazione fonica del suono e del suono vocale
- la bioacustica
-
i fenomeni ambientali organici
- fisiologia vocale della acutezza, della durata, della intensità e del timbro
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Qualunque, dato, indicazione, suggerimento, informazione tecnica, artistica, scientifica io diffonda, auspico da sempre che sia sottoposta dal lettore al vaglio della propria criticità, affinchè ciò che dico possa essere corretto, completato, arricchito, per giungere ad una visione più ampia e completa della realtà
Come si produce il VIBRATO.
Risposta a Diego Baronti
Diego Mr Fantastic Baronti: Buon giorno avrei una domanda su un argomento che mi incuriosisce molto, cosa è la tecnica del vibrato?
Ne esistono di più tipologie?
Grazie.
Diego, ti ringrazio per aver posto un quesito così stimolante.
Il vibrato è una tecnica estremamente vitale ed espressiva nella voce come in molti altri strumenti musicali, e numerosi sono gli artisti che ne fanno ampio uso. Tenderei a definire il vibrato come una oscillazione regolare che viene impartita volontariamente ad un suono originariamente stabile, intervenendo primariamente sulla alterazione della sua frequenza ( in termini musicali “acutezza” ), ma anche dell'intensità ( volume ) ed in misura minore, del timbro.
Tale alterazione oscillatoria, consuetamente simmetrica, è modulabile, e può essere quindi dosata nella ampiezza frequenziale e nella velocità con cui viene eseguita, anche in itinere, a generare una variazione metamorfica e progressiva delle sue caratteristiche durante l'esecuzione.
Mi sento di aggiungere inoltre una ovvietà preliminare, avendo letto in più di una pubblicazione definizioni astruse su questa tecnica: il vibrato non va confuso con il “ciclo vibratorio” cordale, che è invece espressione della modalità con la quale le corde vocali, contattandosi e allontanandosi a livello marginale con regolarità periodica, producono il suono.
Nel video n°1 potrai comunque vedere e ascoltare alcune soluzioni di vibrato vocale e strumentale volte a chiarificare l'effetto acustico che esso produce nell'ascoltatore, con alcune mie notazioni in merito, e, nella seconda parte, alcuni esempi di strategia stilistica di impiego del vibrato. https://www.youtube.com/embed/xmzKxCwAIgw
Le strategie di impiego del vibrato nel canto possono essere molteplici, e dipendono naturalmente dalle connotazioni inventive proprie del cantante che lo gestisce.
Esse sono talmente personali, che diventano sovente parte integrante della identità personale e della riconoscibilità del cantante. Tuttavia si possono anche registrare una serie di “abitudini” collettive nell'impiego del vibrato che sono chiaramente riconducibili ad ambiti stilistici allargati, relati a fattori ambientali, storici e comunque al costume ed alla cultura di intere comunità in espressione.
Prima di parlare degli aspetti stilistici che rendono tipiche e preferibili alcune modalità di impego del vibrato in determinati contesti, vorrei fare qualche cenno in ordine alle tecniche impostative che ne permettono la produzione, ricordando che il vibrato non è quasi mai frutto di una spontanea modalità di fonazione, e chi non riesce ad attivarlo in modo istintivo o solamente imitativo, può apprenderlo con precise quanto efficaci modalità tecniche di gestione corporea.
Nel Metodo Fono-Cinetico di impostazione vocale per cantanti, ho catalogato tre primarie tecniche di produzione del vibrato, usando una personale nomenclatura: a) il vibrato pressorio b) il vibrato intonativo c) il vibrato estrinseco.
Il vibrato pressorio e quello estrinseco, differiscono da quello intonativo, perchè vengono innescati da procedure meccaniche che vanno ad aggiungersi alla emissione del suono di base, che in origine è invece pensato in modo stabile e stazionario nel senso della sua frequenza/acutezza e della sua intensità . Il vibrato pressorio, infatti, prevede la attivazione, a intermittenza regolare, di una variazione ( preferibilmente decrementale ) della pressione sottoglottica, esercitata dal flusso aereo durante la fase espiratoria ( per azione della muscolatura coinvolta in tale fase ). La pulsazione pressoria, simile ad una sequenza di piccoli “sussulti” espiratori alternati regolarmente a dei “micro-collassi” pressori, viene quindi effettuata attraverso meccanismi di natura primariamente respiratoria, e va ad alterare, sebbene in modo mirato e sapientemente controllato, la stabilità tensionale della glottide. In fonazione le corde vocali oppongono delle resistenze del tutto fisiologiche al passaggio del flusso aereo in espirazione. A parità di risultanze acustiche ( intensità costante, frequenza costante ) la pressione del flusso aereo e la tensione delle corde vocali sono costanti. La frequenza/acutezza del suono, come noto, viene regolata dalla tensione delle corde vocali. La variazione tensionale delle corde vocali, a sua volta, è consuetamente ascritta ai diversi gradi di azione contrattiva dei gruppi muscolari tiro-aritenoidei , degli antagonisti crico-tiroidei, e di una molteplicità di muscoli estrinseci , in una interazione sistemica assai sofisticata. Nel caso del vibrato pressorio, risulta quindi alquanto interessante il ruolo di variatore tensionale assunto dall'aria sul sistema glottico, immaginando come in questo contesto, a parità di condizioni delle altre variabili, sia proprio la pressione aerea ad influire in una certa misura sul grado di tensione cordale, e con esso sulla variazione di acutezza e di intensità che caratterizzano il vibrato. L'immagine emissiva del cantante nel feedforward del vibrato pressorio rimane quindi invariata, concentrandosi il senso primario della attivazione sulle dinamiche espiratorie.
Anche nel vibrato estrinseco l'andamento sinusoidale della acutezza viene prodotto non già dalla intenzione intonativa del cantante, quanto dalla mobilizzazione oscillatoria costante dell'intera scatola laringea in fonazione, sviluppata in senso supero-inferiore e lievemente basculatorio. Anche in questo caso, il fatto tensionale non si risolve nella sola azione dei due principali gruppi tensori intrinseci della laringe ma chiama in causa la corresponsabilità dei gruppi estrinseci della laringe, anch'essi parte attiva nel processo. In particolare, nel vibrato estrinseco, l'intenzione impostativa del cantante non si concentra sulla glottide, ma sulla regolare alternanza detensiva e tensiva della muscolatura estrinseca anteriore sovra-ioidea ( ventre anteriore del digastrico, milo-ioideo, genio-ioideo e muscolature viciniori ), che produce un abbassamento ed una elevazione alternati dell'intero complesso laringeo, con contestuale variazione tensionale delle corde vocali ed abbassamento ed elevazione frequenziale del suono vocale. Tale soluzione risulta estremamente interessante, anche nell'ambito della interazione che le corde vocali esercitano rispetto al gruppo estrinseco nella gestione della tensione e della motilità dell'impianto laringeo ( il movimento estrinseco tipico di questo vibrato, in assenza di fonazione, e quindi della azione del muscolo vocale e degli altri intrinseci, non può aver luogo ). A livello pratico, è molto stimolante la sensazione comune a molte tecniche del Metodo Fono-Cinetico, che suggerisce una intenzione sottrattiva del movimento, volta più a rimuovere atteggiamenti inconsci ostativi ai movimenti elastici tipici del canto efficace, che ad incrementare il numero delle operazioni finalizzate ad un buon risultato. L'innesco di questo tipo di vibrato, da molti definito “naturale”, è associato ad una sensazione di estrema fluidità e incruenza. Il termine “naturale” viene spesso equivocato con l'idea di una produzione involontaria e spontanea del vibrato. Come per tutte le tecniche, va osservato che in molte persone la acquisizione delle abilità impostative è talvolta inconsapevole, o meramente imitativa. Molti eccellenti cantanti non hanno neppure mai studiato la materia vocale, o quantomeno non lo hanno fatto seguendo un percorso strutturato e codificato. Ma per moltissime persone, questo tipo di vibrato risulta inizialmente quasi inaccessibile, e viene sovente forzato o eluso. Il luogo comune che si ferma alla frase “ o ce l'hai o non ce l'hai” è a mio avviso del tutto fuorviante. Esistono specifiche procedure tecniche che permettono a chiunque di imparare ad acquisire questa abilità, e posso dire di aver visto sviluppare in moltissimi allievi esempi eccellenti di vibrato estrinseco mediante la applicazione sistematica delle tecniche. Direi quindi di interpretare il termine “naturale” nella sua accezione di estrema fluidità e scorrevolezza, sia dal punto di vista motorio-posturale che da quello dell'effetto acustico che vi è associato. Il suono, nella sua emissione di base, anche in questo caso viene immaginato come “lineare”, ovvero a frequenza e intensità stabile. Non si adotta un feedforward concentrato sulla emissione, ma sull'abbandono alla fluttuazione supero-inferiore degli estrinseci sovra-ioidei. L'andamento glissato sinusoidale è semplicemente una conseguenza dell'innesco di tale movimento.
Il vibrato intonativo invece, differisce dai due precedenti, proprio per la diversa modalità di attivazione. Non sono meccanismi esterni a doversi aggiungere al suono emesso in costanza di frequenza ed intensità, per perturbarne l'andamento, ma piuttosto il procedimento stesso della emissione che viene posto in essere nei termini di una vera e propria intonazione cantata volta a configurare l'andamento sinusoidale del vibrato, alla stregua della intonazione di una qualsiasi melodia. A livello acustico, il vibrato intonativo e quello estrinseco appaiono molto simili, e solo un orecchio bene esercitato saprà riconoscerne la diversa natura attivativa. Il vibrato intonativo, anche a livello meccanico, si avvicina molto alla gestione dell'estrinseco, ma vede invertite le fasi del processo. Questo vibrato sfrutta la naturale tendenza della laringe ad abbassarsi ed elevarsi ( appunto per questioni tensionali sistemiche ) in accordo con i rispettivi abbassamenti ed elevazioni dei valori frequenziali del suono. Da qui lo sviluppo della motilità estrinseca, che vede nel vibrato intonativo, un procedimento fortemente propedeutico all'innesco del vibrato estrinseco. La formula intonativa è vincente nella gestione ergonomica del vibrato nelle alte frequenze, e con suoni che presentino ampio intervallo sotteso fra l'apice acuto e quello grave dell'escursione frequenziale del vibrato desiderato.
In alcuni casi e per cause molteplici, si possono udire contestualmente alla attivazione del vibrato delle micro-variazioni timbriche, solitamente associate al timbro primario ( ovvero al timbro che si configura nell'ambito dell'assetto glottico, e che è conseguente all'aumento o alla diminuzione della superficie di contatto della massa cordale ). Nel vibrato soprattutto estrinseco, queste variazioni sono registrabili nei termini di un accorpamento armonico ed un incremento dello squillo nella calotta apicale inferiore della sinusoide glissata descritta dal vibrato. Ad ogni buon conto suggerisco per la valutazione acustica del vibrato, di immaginare sempre il suono di riferimento ( quello emissivo lineare, costante, non vibrato ) in rapporto alle variazioni di frequenza e di intensità che l'uso del vibrato comporta. Per una analisi preliminare del vibrato sarà sufficiente riferirsi alla entità della escursione frequenziale del vibrato, alle tre modalità di variazione frequenziale ( glissato fluttuante prodotto scendendo in frequenza dalla nota di riferimento e risalendo ad essa, oppure salendo in frequenza dalla nota di riferimento e riscendendo ad essa , o ancora salendo in frequenza e scendendo rispetto alla nota di riferimento, mantenendo quest'ultima come linea frequenziale mediana ideale ), alla variazione della intensità rispetto all'andamento della sinusoide glissata, alla quantià di fluttuazioni oscillatorie in unità di tempo ( più agevolmente riassumibile con il concetto di velocità del vibrato ).
Sarà facile in tal senso intuire il rapporto fra nota di riferimento e vibrato, riconoscendo il differenziale in una delle più frequenti strategie stilistiche di impiego del vibrato stesso. Alludo alla produzione di un suono di lunga durata ( spesso suoni eseguiti a fine fraseggio, o nella parte ultima di una linea melodica tematica ), che veda nell'arco iniziale della sua esecuzione un andamento “neutro” ( ovvero a frequenza e intensità costante) , e successivamente una implementazione del suono lineare con il vibrato, che non viene più interrotto fino alla conclusione del suono stesso.
Altra strategia interessante è quella del vibrato continuo, riconoscibile frequentemente in alcuni cantanti neri di Blues e Spiritual arcaico, in chansonnier francesi dei tempi passati, ed in alcuni stili di musical. Si tratta della produzione incessante del vibrato ( solitamente estrinseco ), che avviene anche durante la articolazione del testo della frase cantata ( fase in cui il vibrato non si rende percettibile ). Tale procedura rende il vibrato immediatamente presente non appena si oda un suono privo di testo, fin dal primo istante del suo sviluppo nel legato.
Sovente i vibrati intonativi sono assegnati ai suoni acuti, timbricamente corposi, ed hanno un andamento lento e molto ben identificabile.
Il vibrato pressorio, risulta forse per la maggior parte dei cantanti, di più facile attivazione, e questo spiega la sua larghissima diffusione. E' frequentemente impiegato in associazione alle note medie e acute ( nei gravi, quando non ben padroneggiato, tende a esprimersi in modo troppo marcato e “spigoloso” in coincidenza con gli apici pressori ), e con un andamento medio veloce. Esiste, come detto, anche l'impiego del vibrato in termini di progressiva modificazione della sua velocità ( spesso durante la produzione di un glissando a crescente frequenza e poi calante, con aumento della velocità del vibrato verso l'acuto e suo rallentamento nel grave ). Sono effetti tesi a suggerire una forte passionalità, ed erano di largo uso nel musical brodwayiano e ancora oggi in molte interpretazioni operistiche.
I vibrati sono fra loro, in certa misura, sovrapponibili, nel senso che in un tipo di vibrato può essere rintracciata la tendenza ad associare alcuni atteggiamenti motorio-posturali propri di un altro vibrato, allo scopo di rendere più elastico ed efficace il vibrato in attuazione.
Un esempio tipico di questa disponibilità elastica ad assecondare le oscillazioni laringee nel vibrato, è quello evidenziato dall'atteggiamento che assumono lingua, mandibola e altri organi contigui nella produzione del vibrato estrinseco. Analoghe soluzioni possono essere attivate anche nel vibrato pressorio, con effetto di grande fluidificazione ed economia dello stesso.
Alcune volte, vuoi per imperizia, vuoi per scelta intepretativa, il vibrato viene portato ad un livello di esasperazione delle sue caratteristiche, diventando quasi parossistico. La definizione del vibrato racchiude in se il senso della regolarità, della ideale simmetria che lo rende distinguibile da un singulto o da una sorta di tremolo compulsivo e irregolare ( anche questi effetti interessantissimi e molto efficaci ).
Invero tendo sempre a pormi in termini molto critici verso chi intenda stabilire una sortà di legittimità estetica della vocalità. Non è infrequente vedere chiamata in causa una sorta di ortodossia esecutiva nell'ambito del vibrato, o imbattersi in ridicole classificazioni riferite alla gradevolezza di questo strumento. Alcune scuole di pensiero ad esempio definiscono in termini sprezzanti il vibrato estrinseco molto veloce e a bassa escursione frequenziale ( si pensi a termini quali “vibrato caprino” ). Analogamente, la ampia escursione frequenziale impartita al glissando e una lentezza giudicata eccessiva possono indurre a parlare di “ballamento”. Per alcuni può risultare gradevole un certo numero di oscillazioni vibratorie al secondo ( da 5 a 7 nella musica lirica ), per altri, un valore molto più rarefatto. E' ovvio che si tratta di palesi sciocchezze... Cercare di conferire giudizi estetici o valenze assolute del bello all'espressione umana, è un manierismo da sempre volto ad elevare caste sottoculturali. Reputo molto più stimolante riconoscere la universalità ed il valore inattaccabile dell'espressione umana in quanto tale, quale che sia la forma e la modalità con la quale essa venga a proporsi. Tutti i suoni sono interessanti, e, quando cercati in modo autentico dal loro autore, opere d'arte.
Per quanto riguarda le tecniche specifiche con le quali apprendere le modalità di attivazione sul proprio corpo delle varie tipologie di vibrato, ritengo difficilmente praticabile qualunque tentativo di formazione via internet, e rimando per questo alle sedute formative del Corso Professione Canto o ad altri contesti in cui poter affrontare le tecniche del Metodo Fono-Cinetico in modo diretto e partecipativo.
Moltissime sono le cose che possono essere osservate sul vibrato, ma spero con questa prima sintetica carrellata di aver soddisfatto alcune delle tue curiosità, e attendo con grande interesse riflessioni, aggiunte, correzioni, quesiti tuoi e di chiunque abbia piacere di confrontarsi sul tema.
Il ruolo del diaframma nella respirazione del cantante. Risposta a Laura Gosi
Laura Gosi: Una volta mi sono trovata a tu per tu con una cantante durante un seminario Gospel...aveva una bella padronanza vocale ma quando parlammo del diaframma rimasi inebetita ...questa sosteneva che durante l'emissione del suo suono per arrivare a note molto alte dava dei "colpetti" di pancia e il suo diaframma si rigirava ... io mi ammutolii...e tornai a casa perplessa e con l'immagine del diaframma simile ad una cotoletta...
Ahahahah Laura grazie del tuo esilarante ricordo. In effetti la confusione che viene a crearsi nell'ambito dei modelli respiratori reputati più idonei per il canto è davvero imbarazzante. Come sempre si costruiscono con estrema superficialità figurazioni che nulla hanno a che vedere con le reali modalità funzionali dei meccanismi ascritti alla respirazione, a partire dalla anatomia, dai ruoli motori, e dalle azioni muscolari dell'apparato interessato. Mi sentirei di asserire che i muscoli che attendono a questa funzione sono in realtà numerosi, e permettono per questo motivo di configurare molteplici soluzioni sistemiche, differenziate fra loro in relazione all'ordine procedurale delle azioni muscolari ( sequenza delle fasi attuative ) ed alla modulazione ( dosaggio ) dell'energia contrattiva che caratterizza tali azioni. Lo studio dinamico e statico dell'intero meccanismo, condizionato dagli antagonismi e dalle sinergie dei vari “dispositivi” muscolari, permette di comprendere in profondità il processo, e di scegliere le soluzioni più idonee rispetto alla propria dimensione canora. Una trattazione particolareggiata che si interessi delle tecniche del Metodo Fono-Cinetico dedicate alla impostazione respiratoria nel canto, invaderebbe questo articolo con una mole forse eccessiva di indicazioni. Solo io ne insegno 9 ( nonostante la mia personale predilezione per due tecniche specifiche ), ma ne ho ben presenti 22, desunte da altri metodi di impostazione vocale, o comunque, da altre filosofie che approcciano la materia. Mi limiterò perciò a cercare di contribuire alla discussione con qualche chiarificazione preliminare sugli “sfondoni diaframmatici” che riporti. Per prima cosa vorrei sottolineare l'importanza di alcune delle finalità che occorre prefissarsi nello studio della respirazione:
1.Il controllo del dosaggio ottimale della pressione sottoglottica esercitata dal flusso aereo in fase espiratoria durante la fonazione. L'approccio in questo senso deve essere quasi sempre decrementale, vista la tendenza di moltissimi neofiti a produrre una vera e propria spinta pressoria dell'aria soprattutto in concomitanza con la produzione di suoni acuti o di suoni ad elevata intensità. In altri casi, la alta pressione è parte integrante degli spontanei quanto inconsapevoli atteggiamenti fonatori del cantante, anche indipendentemente dalle mire specifiche che si vogliono raggiungere. In nessuna di queste situazionil'aumento paradosso della pressione sottoglottica va considerato meno che dannoso, e certamente esso non favorisce il raggiungimento dei risultati vocali sperati. La iper-pressione aerea può infatti produrre con estrema facilità una sollecitazione alterativa a carico delle corde vocali, inducendo queste ultime a reagire in modo eccessivamente resistivo e compensativo durante lo sviluppo del ciclo vibratorio, negli attacchi del suono e nella sua tenuta, fino a incorrere in molteplici forme di malmenage, evidenziate ad esempio da significative perturbazioni dell’onda mucosa, da un vero e proprio impeto micro-percussivo che si può registrare durante il contatto marginale, dallo sfregamento cordale, da atteggiamenti iper-adduttori, da reazioni costrittive o ipertensive, o ancora dallo sviluppo plosivo degli attacchi , solo per citarne alcune ( comportamenti suggestivi di quadri tipicamente disfunzionali, che preludono all’insorgenza di vere e proprie fono-patologie ). Allo scopo di cautelarsi dagli effetti dannosi secondari all’incremento del valore pressorio del flusso aereo in espirazione , possono essere adottate, in fonazione, soluzioni di impostazione respiratoria che si fondano primariamente sull’organizzazione di specifici equilibri antagonistici, con la mira di opporre alle tipicità espiratorie, alcune azioni muscolari proprie della inspirazione, in modo che la spinta pressoria, nella medesima fase espiratoria, venga impedita o quantomeno scoraggiata meccanicamente. Non mi sento di escludere l’ipotesi che a costruire l'idea che vede associato indissolubilmente l'aumento della intensità vocale all'incremento della pressione sottoglottica, abbiano contribuito perfino alcune trattazioni scientifiche, poco attente a sottolineare i rischi connessi con questa soluzione. Di rado si sente invece porre l’accento su quanto sia in realtà determinante, a parità di pressione aerea ( sempre bassissima nella corretta impostazione ), il concorso del timbro primario e del timbro risonanziale per il reale incremento della intensità complessiva del suono. Per notissime motivazioni acustiche infatti il timbro influisce direttamente sulla intensità complessiva della voce, senza chiamare in causa in alcun modo variazioni incrementali della pressione, se non a livelli minimali.
2. Il disimpegno di alcuni distretti muscolari che per loro dislocazione anatomica, possono produrre perturbazioni contratturali su collo, laringe e organi viciniori , direttamente coinvolti nella maggior parte dei processi fonatori. E’ tipica in questo senso la ingerenza alterativa esercitata dal quadrante sterno-clavicolare sulla muscolatura del collo e della laringe.
3. La ottimizzazione dell'immagazzinamento dell'aria, che per certo viene promossa solo da alcuni specifici meccanismi inspiratori ( benchè vada osservato che l'incameramento dell'aria ai massimi livelli fisiologici, non è quasi mai un obiettivo interessante il canto ). La configurazione morfologica del polmone ( vagamente assimilabile ad una piramide a base obliquata ) mostra comunque come la maggior capienza volumetrica dell’aria sia caratteristica della base polmonare, non dell’area apicale. Da qui si evince l’opportunità di agire con mobilizzazioni primariamente dirette al controllo di tale regione, in una preferenziale condizione di disimpegno dell’area toracica superiore. 4. Il controllo cibernetico diretto alla primarietà della azione muscolare sul comportamento del flusso aereo. Quest’ultimo deve risultare infatti subalterno alla intenzione ed alla azione motoria ( espressa per questo, in fase di studio, anche in stato di apnea ), sovvertendo l'istintuale “effetto idraulico” della respirazione, in cui a governare il sistema risulti essere il bisogno di inalare o espellere aria e non una volontaria azione muscolare funzionale alla regolazione del flusso. Ciò detto, prima di proporre alcuni cenni anatomo-fisiologici sul diaframma, vorrei provare ad intaccare alcuni luoghi comuni respiratori che vedo ricorrere frequentemente sulle aree del web dedicate al canto: a) Il diaframma è un importantissimo muscolo respiratorio, ma NON E' IL SOLO muscolo che interviene in questo processo. E' errato quindi pensare ( o insegnare ) che il controllo del diaframma esaurisca le funzioni che attengono alla gestione respiratoria utile al canto. b) ( connesso con il precedente punto) Il diaframma E' UN MUSCOLO TIPICAMENTE INSPIRATORIO . Attivandosi il canto primariamente ( ma non esclusivamente ) in fase espiratoria, occorre entrare in una ottica sistemicache si interessi anche della restante muscolatura respiratoria, per comprendere al meglio quali rapporti quest’ultima possa stabilire con il diaframma in una azione respiratoria ed espiratoria efficace. c) Il diaframma NON E' UN MUSCOLO ESCLUSIVAMENTE INVOLONTARIO, ed è perciò perfettamente possibile intervenire in modo VOLONTARIO sulla sua azione. Parimente il suo ruolo NON E' NECESSARIAMENTE PASSIVO. Pensare alla fisiologia espiratoria del diaframma come ad un processo esclusivamente passivo, ovvero ad una sua disattivazione elastica in fase espiratoria ( ritorno elastico e non controllato del diaframma alla sua posizione originaria, tipico ad esempio del “sospiro esausto o di sollievo” ), renderebbe vana la mira di gestire in modo volontario, progressivo e contenitivo il flusso aereo espiratorio nel canto. Il ritorno elastico del diaframma ha la durata media di meno di un secondo, e non permette alcuna modulazione pressoria dell’aria né una gestione diretta della durata dell’evento fonatorio . L’esclusivo controllo del flusso a carico della muscolatura espiratoria, a sua volta, non dà alcuna garanzia di stabilizzazione e di moderazione volontaria dell’aria, ed è per questo un procedimento ben lontano dai meccanismi impostativi che attengono al contenimento, rallentamento, sospensione, dosaggio degli atteggiamenti espiratori. Escludere l’interazione oppositiva del diaframma ( intervento attivo ) in un complesso antagonistico espiratorio, significherebbe affidare il buon esito vocale alla sola perizia del fonante, e rinunciare senza una ragionevole motivazione alle necessarie garanzie di equilibrio del sistema. d) Dai punti precedenti deriva la possibilità di impostare una coordinazione MULTIPLA e antagonistica delle muscolature respiratorie che permetta di giungere ad una soluzione contenitiva della pressione espiratoria , così come alla modulazione ed alla stabilizzazione del flusso aereo espiratorio, nonchè alla regolazione della durata del suono. e) IL DIAFRAMMA NON “SCENDE E SALE”, andandosene su e giù per il corpo come fosse un ascensore. Ad appiattirsi è la sua porzione apicale , mentre il suo perimetro basale promuove la espansione della fascia costale inferiore del torace ( con possibili interazioni sinergiche o antagonistiche della muscolatura intercostale e toracica). Niente paura dunque... Mentre tutto questo accade, il diaframma continua a trovarsi sempre ben ancorato a vertebre, coste e sterno :). f) le frasi “ora respiro di diaframma” oppure “ studiando ho cominciato a usare il diaframma” sono sconclusionate, perchè il diaframma SI USA SEMPRE DURANTE IL CICLO RESPIRATORIO nella vita consueta, anche senza aver studiato alcunchè sul canto o sul teatro. Se non si usasse fisiologicamente il diaframma si rischierebbe di morire soffocati ( proprio alla sua paralisi, ed a quella della muscolatura in generale, inducono molti potenti veleni ). Altra cosa è organizzare una gestione controllata e volontaria del diaframma e della muscolatura respiratoria per finalità impostative, regolandone le attività. g) La respirazione non è il campo di studio esclusivo o più importante dell’impostazione vocale. E’ certamente uno dei tre primari ambiti di studio, ma non il solo ( e neppure il più vasto ). Tali ambiti sono: a) la respirazione b) la emissione c) la risonanza. Sottovalutare uno dei tre ambiti potrebbe portare allo sviluppo di competenze e abilità deficitarie, destinate ad inficiare i numerosi equilibri che rendono salda ed efficace la tecnica canora. Padroneggiare qualche procedura connessa con il controllo respiratorio non permette certamente di considerare superata la parte più impegnativa del proprio percorso tecnico-impostativo. Vorrei ora suggerire alcune idee in ordine a forma, struttura e azione del diaframma e dei principali muscoli deputati alla respirazione. I muscoli che attendono alla respirazione sono suddivisibili in due grandi categorie: i muscoli respiratori primari ( precipuamente responsabili della funzione respiratoria) ed i muscoli respiratori accessori ( detti anche secondari, perchè pur intervenendo sul processo respiratorio hanno funzioni primarie di altra natura ). Una altra distinzione fondamentale vede raggruppati i muscoli inspiratori, e quelli espiratori, in base alla azione che essi esercitano sul sistema.
Tra i principali muscoli espiratori antero-laterali troviamo, a livello toracico, gli intrinseci sottocostali, gli intercostali interni, gli intercostali medi ed il trasverso del torace; a livello addominale il retto dell'addome, gli addominali obliqui esterni, gli addominali obliqui interni, il trasverso dell'addome ed il quadrato dei lombi. Fra quelli espiratori posteriori (spino-costali) il dentato posteriore inferiore.
Tra i principali muscoli inspiratori antero-laterali intrinseci troviamo a livello toracico gli elevatori delle coste, gli intercostali esterni, il diaframma. Fra gli estrinseci il grande pettorale, il piccolo pettorale e il dentato anteriore. Il diaframma, come suggerisce l'etimologia del nome ( dal greco “diafragma”, il divisore ) è un muscolo fondamentale della respirazione, con particolare riferimento, nella fisiologia spontanea, alla inspirazione. Trattasi di un muscolo impari mediano, laminare, che divide la cavità toracica da quella addominale. La sua forma è cupolare, e la sua convessità è diretta superiormente. Superiormente vi si appoggiano le basi dei polmoni, con intermissione delle pleure, inferiormente trovano collocazione gli organi viscerali ( stomaco, intestino, fegato, etc... ).
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rospetto Trasversale faccia Caudale. E' ben visibile la concavità inferiore del diaframma. Sono riconoscibili gli orifizi che permettono la comunicazione dei dotti superiori con gli organi addominali ( primariamente vena cava, aorta, esofago, innervazione )
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rospetto Sagittale facce Laterali Destra e Sinistra.Si può osservare come l'ancoraggio perimetrale inferiore del diaframma segue il margine della gabbia toracica, procedendo anteriormente dal processo xifoideo, poi dirigendosi in senso antero-laterale sulle coste fisse, e trovando inserzione posteriore, con i suoi pilastri fibrosi, sulle vertebre lombari ( L1,L2,L3,L4 ) ( solo alcune fra le principali inserzioni)
Il diaframma si ancora saldamente alla gabbia toracica ed alle vertebre, anche mediante i suoi pilastri fibrosi. Le inserzioni del diaframma sono costali e vertebrali. Le inserzioni costali sono individuate nella porzione sternale anteriormente sul processo xifoideo, per poi seguire in senso antero-laterale la faccia interna delle coste della gabbia toracica fissa e giungere alle coste flottanti (undicesima e dodicesima). Posteriormente il diaframma si inserisce nelle vertebre lombari ( da L1 a L4 ). Forse per questi prolungamenti tendinei il diaframma viene a volte paragonato morfologicamente ad un ombrello aperto. Appare già evidente da questi cenni anatomici sommari come l’idea di un discesa e risalita dell’intero diaframma sia una figurazione del tutto impropria, così come lo è la divertente immagine che hai riportato, di un diaframma che “si rigira”. I “colpi” di diaframma sono anch’essi una palese sciocchezza, visto che , come chiarificato sopra, il diaframma ha una motilità tipicamente INSPIRATORIA e può essere attivato in opposizione antagonistica proprio rispetto alla azione dei muscoli espiratori ( numerosi e primariamente addominali ). Esso non può quindi essere preso in considerazione in ordine a possibili “sussulti” espiratori. Ad ogni buon conto, non è certo con una azione subitanea e impetuosa, volta a spingere l’aria con veemenza verso la faccia inferiore del piano glottico, che potremmo pensare di favorire la produzione di suoni acuti o potenti, o addirittura di correggere eventuali difetti intonativi. Tutto ciò che genera impeto pressorio E’ FORTEMENTE DANNOSO per gli organi fonatori, E ALTERATIVOdel funzionamento elastico ed equilibrato delle corde vocali.
La meccanica diaframmatica in ordine alla fisiologia respiratoria spontanea sottintenderebbe una lunga trattazione, non compatibile con il dimensionamento del presente articolo. Volendo riassumere tuttavia i concetti di base ti dirò che nella fase inspiratoria il diaframma tende ad appiattire la sua porzione apicale e ad espandere antero-lateralmente il suo perimetro basale, allargando la circonferenza assiale toracica, delimitata dalle coste inferiori, e comprimendo nel contempo la massa viscerale a lui sottostante. In questa fase i polmoni che inferiormente sono appoggiati sulla sua superficie, si dilatano seguendolo. La depressione che si ingenera a causa di questo meccanismo, promuove l’incameramento spontaneo dell’aria all’interno dei polmoni stessi. In fase espiratoria, accade esattamente l’opposto; il diaframma può essere rilasciato a se stesso, caso nel quale, per elasticità, esso ritornerà spontaneamente ad acquisire la sua posizione e forma originaria in brevissimo tempo e senza alcun controllo, promuovendo comunque la compressione basale dei polmoni e la conseguente esplusione dell’aria. La riacquisizione della forma cupolare del diaframma tuttavia, in fase espiratoria, può essere anche sensibilmente incentivata dalla azione retrattiva della muscolatura addominale ( retto dell’addome, obliqui interni ed esterni, trasverso ), producendo un forte incremento della pressione aerea sottoglottica. Una terza ipotesi, tutt’altro che infrequente anche nella respirazione spontanea, è quella della azione diaframmatica esercitata anche in fase espiratoria, a trattenimento, contenimento, sospensione, opposizione alle azioni retrattive ed espulsive, a generare una contrapposizione meccanica volta a moderare o sospendere il processo espiratorio. Analoghe dinamiche vengono a prodursi anche per azione intercostale e di numerosi altri gruppi muscolari primari e accessori, al punto da permettere la adozione di strategie di impostazione respiratoria fondate su un sistema multiplo volto a regolare agonismi, antagonismi e sinergie dei vari organi coinvolti. Ad esempio la protrusione addominale ( con rilasciamento anche parziale della muscolatura addominale ), è una tipica soluzione che vede agire il diaframma in modo estremamente efficace in fase espiratoria , in qualità di moderatore e ottimizzatore di pressione e stabilità del flusso aereo. Analoghe interessantissime funzioni sono associabili alla azione dei muscoli intercostali esterni e di altra muscolatura tipicamente inspiratoria, sempre con la mira di regolare in modo fine e protettivo il meccanismo espiratorio in fonazione.
P
er quanto a mio avviso non perfettamente congruenti, i filmati che seguono possono suggerire sommariamente l’andamento motorio del diaframma durante il ciclo respiratorio.
C
ome potrai constatare cara Laura niente colpetti, giravolte, ascensori o altro. L'influenza che hanno le figurazioni mentali, proposizionali e percettive sui processi funzionali del corpo è fondamentale per la costruzione dei meccanismi motori, e la distorsione di tali “immagini” rappresenta spesso l'origine di alterazioni, processi compensatori e patologie a carico degli apparati attivati.
Ripensando alla “polpetta” non mi stancherò mai di dire quanto sia importante il senso di responsabilità che l'insegnante di canto deve dimostrare nella divulgazione di notizie, figurazioni, indicazioni che vogliano descrivere i processi motorio-posturali che stanno alla base della fonazione, e quanto possa essere perniciosa la superficialità con la quale si diffondono castronerie in questo ambito.
Comunque, in conclusione, come sempre dico, ti invito caldamente a sottoporre ogni mia parola al vaglio della tua personale criticità. Ho dovuto fare cenni sommari, e non credo affatto nella sintesi, specie quando si affrontano argomenti delicati come quello della impostazione vocale. Se emergono errori, ti prego aiutami a correggerli. La verità non può essere abbracciata da un uomo solo. Aspetto nuove interessanti domande o riflessioni su qualsivoglia materia canora. Grazie!
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